DISGRAFIA O MANCATO APPRENDIMENTO? LA (BELLA) STORIA DI GABRIELE

disgrafia gabriele

Poco tempo fa mi è capitata un’esperienza incredibile, credo più personale che lavorativa, che mi ha rinnovato profondamente e che mi ha fatto appassionare ancora di più al mio lavoro d’insegnante e di Educatore al gesto grafico.

Gabriele frequenta la classe Quinta della Scuola Primaria ed è un ragazzino molto sveglio, con la passione per il calcio, la lettura di saghe fantasy e la collezione di figurine del momento.

Conosco la mamma in un ventoso pomeriggio d’estate e mi racconta che una volta, nella sala d’attesa di uno studio medico, Gabriele trova per caso un volantino molto colorato che attira la sua attenzione.

Sul foglio, accanto alla scritta SoS Corsivo, c’è una specie di questionario che Gabriele legge avidamente: “Problemi con la scrittura? Il tuo corsivo è poco leggibile e ti costa tanta fatica? Hai difficoltà a rileggere ciò che hai appena scritto? Quando la maestra detta tendi a restare indietro?”, e così via.

Gabriele porta alla mamma il volantino dicendole “Vedi? Io ho questo!” e chiede con insistenza di poter prendere un appuntamento per far analizzare i suoi quaderni e per essere aiutato ad imparare a scrivere meglio.

La sua convinzione è tale che due giorni dopo ci conosciamo telefonicamente e poco dopo prendiamo accordi per incontrarci di persona.

Percorso di educazione o rieducazione al corretto gesto grafico

Per valutare se iniziare o meno un percorso di educazione o rieducazione al corretto gesto grafico, è bene che il primo colloquio conoscitivo si svolga tra adulti senza che siano presenti i diretti interessati, anche nel caso in cui siano ben motivati come Gabriele.

Quel pomeriggio scopro che Gabriele, da un annetto a questa parte, non è più figlio unico e che nel giro di tre / quattro mesi la sua scrittura è improvvisamente peggiorata, al punto che gli insegnanti l’hanno caldamente invitato ad abbandonare il corsivo in favore dello stampato maiuscolo.

Sono convinti che in questo modo i compiti e i dettati in classe saranno più leggibili e che Gabriele farà meno fatica anche nello svolgimento delle verifiche in classe.

Guardando con attenzione i quaderni mi accorgo che il problema principale non è tanto una questione di maldestrezza o di mancanza di cura, quanto di appoggio eccessivo e di collegamenti inter-letterali per nulla funzionali; per questa ragione anche lo stampato maiuscolo, ormai adottato in via esclusiva, è un prodotto grafico di scarsa leggibilità, dal filo grafico ipertonico e per nulla fluido.

Il disturbo di attenzione di Gabriele

Vengo inoltre a sapere che su Gabriele c’è un sospetto di disturbo dell’attenzione e che da qualche tempo il bambino è molto giù di corda: continua a ripetere di non essere capace di fare nulla, di non essere bravo come gli altri, di sentirsi lento e stupido.

Inoltre il momento dei compiti è diventato una tragedia: la mamma riferisce di frequenti crisi di pianto, di agitazione e rabbia soprattutto quando si tratta di scrivere a mano i compiti assegnati. Sta diventando via via più evitante e anche con i compagni di sempre gioca meno volentieri,iniziando a tenersi in disparte durante l’intervallo o evitando le feste di compleanno.

Quando finalmente ci conosciamo, io e Gabriele troviamo subito la giusta lunghezza d’onda. I primi incontri sono di osservazione reciproca poiché in tutte le relazioni – inclusa quella che si allaccia in un percorso di questo tipo – la temperatura emotiva dell’ambiente è fondamentale ed è uno degli elementi chiave in grado di determinare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Già dalla prima lezione mi accorgo che nei disegni la sua manualità è perfetta: delicata, sfumata, ferma e decisa quando solo quando serve.

Gabriele è padrone della conduzione del tratto e sono presenti una buona coordinazione oculo-manuale, un buon equilibrio statico, una postura corretta e una prensione dello strumento grafico adeguata all’età grafomotoria.

La lateralità è perfettamente definita e l’acquisizione dello schema corporeo è pienamente acquisito.

disgrafia

Se amo disegnare e so farlo bene

Come è possibile che la mia scrittura non sia funzionale?

In fondo la scrittura non è altro che un disegno codificato.

Nel corso dei vari incontri presento a Gabriele la rigatura su cui impareremo un nuovo modello di corsivo, gli svelo piano piano a cosa servono tutte le righe che compongono la rigatura o la quadrettatura su cui ci alleneremo.

Ci divertiamo a provare tantissimi tipi di penne e matite, sperimentiamo che non tutte le carte producono la stessa resistenza e che per imparare a scrivere correttamente servono dieci dita…non solo tre!

In poco tempo Gabriele impara lettera dopo lettera un movimento e una conduzione del gesto fluida e consapevole ed è commovente vedere passo passo quanto lui stesso sia stupito di essere così bravo.

Nel frattempo, dopo una breve consultazione con la mamma, mi reco a scuola per conoscere gli insegnanti di Gabriele che si sono accorti del cambiamento in atto, tanto sui quaderni quanto nelle relazioni con i compagni.

Anche in questa circostanza sono stata molto fortunata perché la maestre sono state da subito ben disposte e molto collaborative.

Un alunno più concentrato e nuovamente coinvolto

Ovviamente ha ancora le sue giornate no, ma la differenza sta nella capacità di gestione di quanto avviene dentro e fuori di lui, pertanto siamo tutti molto contenti perché ciò significa che Gabriele sta maturando.

Sono passati quattro mesi e la mamma porta agli insegnanti i quaderni che testimoniano l’impegno nello svolgimento del percorso e degli esercizi di potenziamento che gli assegno quasi quotidianamente.

Si tratta di pochi minuti al giorno ma sono di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e Gabriele è fortemente motivato ad agguantarli.

A differenza di quando l’ho conosciuto, ora non vuole più attirare l’attenzione della mamma, impegnata a tempo pieno con il fratellino, comportandosi da piccolo ma, al contrario, vuole diventare autonomo e la scrittura rappresenta l’acquisizione di un’abilità di base primaria che rende grandi e indipendenti.

Quando le maestre, sfogliando i quaderni di allenamento, scoprono che Gabriele in pochi mesi ha imparato a scrivere un bellissimo corsivo (a dir poco calligrafico) trasecolano e io stessa mi stupisco che nessuno sappia ancora nulla.

A quanto pare Gabriele non ha rivelato a nessuno di essere diventato un perfetto scrittore perché fa fatica ad accettare di essere bravo e capace, bravo come gli altri*.

A volte siamo talmente convinti di non potercela fare, di non essere all’altezza o di non avere le stesse possibilità degli altri che ci crediamo al punto da oscurare anche l’evidenza dei nostri talenti e traguardi.

Per fortuna ora Gabriele scrive senza vergognarsi della sua bravura e i suoi quaderni girano per tutta la scuola come esempio di bella grafia.

Tuo figlio ha un disturbo di disgrafia? Contattaci!

Marianna Ravazzini

Educatore al gesto grafico, Esperta in grafia dell’età evolutiva

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