“MA IL GIRELLO… SI O NO!?”

girello bambino

Ancora oggi nel 2020 molti neogenitori si trovano un po’ spaesati su un tema di cui si è già parlato tanto: il girello fa bene o no al bambino?

Siccome il tema in queste due ultime settimane è emerso in due gruppi di lavoro differenti da diverse neomamme, ho voluto fare un po’ di chiarezza e provare a dare degli spunti a riguardo!

Iniziamo a rispondere alla domanda, il girello fa bene si o no?

No!

Vediamo insieme il perché:

Le motivazioni per cui l’utilizzo del girello è calorosamente sconsigliato sono numerose e differenti tra loro.

Partiamo da una semplice considerazione, quando e come nasce l’idea del girello?

La prima versione di questo strumento lo vedeva semplicemente come un cesto senza ruote dove le madri che lavoravano nei campi potevano lasciare il loro bambino per svolgere il loro lavoro con più serenità. L’evoluzione e il cambiamento, che ha portato alla nascita del girello che tutti oggi conosciamo, è stata l’aggiunta di ruote che permetteva al bambino di muoversi.

Pensate che ci sono testimonianze che già dal XV secolo in Europa veniva utilizzato: una miniatura nel Libro delle Ore di Caterina Clèves (un manoscritto olandese di tale epoca) raffigura la figura del Bambin Gesù posto all’interno di un girello, libero di muoversi in autonomia all’interno della casa.

Ed è esattamente questa la motivazione principale per cui molti genitori scelgono di porre il loro bambino all’interno di un girello, «si può muovere da solo mentre io faccio i miei lavori in casa e non devo guardarlo ogni due secondi».
Lo strumento così facendo si fa carico di una parte di responsabilità del genitore, che si trova così alleggerito e si permette di concentrarsi maggiormente su altro (lavoro, casa, etc) poiché il suo bambino è in sicurezza.

Ma lo è per davvero?

Nell’Ottobre del 2018 la rivista Pediatrics dell’American Accademy of Pediatrics ha pubblicato un articolo (Infant Walker – Related injuries in the United States) nel quale è stato stimato che tra il 1990 e il 2014 oltre 230.000 bambini, al di sotto dei 15 mesi, siano stati ricoverati e trattati per ferite e traumi dovuti proprio all’utilizzo del girello, oltre il 90% dei bambini – a cui fa riferimento l’articolo – ha riportato lesioni alla testa e al collo e la causa più riportata (74,1%) è la caduta dalle scale.

Già questi dati  dovrebbero farci mettere in discussione la tanto nominata “sicurezza” del girello, il genitore si sente talmente tranquillo che non guarda più il bambino ed è li che potrebbe accadere l’impensabile.

Per far fronte a questa problematica sulla sicurezza in Canada dal 2004 il suo utilizzo è stato vietato con una legge e chi ne vende o possiede uno, rischia una multa salata o addirittura il carcere.

Ma parliamo ora della funzione ad esso assegnata: aiutare il bambino a camminare prima.

Prendiamoci un momento per ragionarci insieme, quando e come un bambino impara a camminare?

Il gesto motorio del cammino è un gesto complesso, che richiede la compresenza di numerosi attori:

  • Adeguate competenze motorie e di coordinazione che permettano al bambino di controllare il proprio corpo,
  • Un sufficiente sviluppo muscolo-scheletrico che gli permetta di vincere la resistenza posta dalla forza di gravità, senso dell’equilibrio,
  • Un obiettivo che motiva la mia scelta di alzarmi in piedi (afferrare degli oggetti di interesse posti al di fuori della portata delle mie mani da seduto).

Tutte queste competenze il bambino le raggiunge solamente in un modo, tramite l’esercizio e il gioco autonomo: momenti che diventano per lui una palestra per fare pratica, conoscere e acquisire padronanza di sé.

Pensiamo al bimbo posto all’interno del girello, è imbracato in una mutandina che sorregge buona parte del suo peso, togliendolo di fatto alle gambe e alla colonna vertebrale e diminuendo il loro lavoro, rallentandone quindi lo sviluppo muscolo-scheletrico. Ma soprattutto il bambino è… seduto!

La posizione assunta dal bambino al suo interno è fortemente viziata e condizionante la crescita e il raggiungimento della tappa del cammino, e non solo di quella:

  • il baricentro è del tutto spostato in avanti: ciò rallenterà di molto l’acquisizione di un senso d’equilibrio e porterà il bambino a cadere più facilmente una volta che uscirà dal girello, perché manterrà l’assetto posturale tenuto per lungo tempo all’interno di questo. Per il tempo che ha “imparato a camminare” nel girello il bambino non ha mai potuto sperimentare le cadute, fase di transizione fondamentale verso il cammino perché imparando a cadere bene si limitano i danni che potrebbero subentrare nel momento di una caduta. In questo modo il bambino si sentirà più sicuro di se stesso e confidente nell’esplorare lo spazio in autonomia.
    Se neghiamo al bambino la possibilità di sperimentare e allenare le cadute, queste successivamente rallenteranno l’acquisizione della deambulazione con possibili conseguenze anche a livello dell’autostima e dell’autonomia e con il rischio di cadute più pericolose.
  • È “bloccato” all’interno di una mutandina: questa condizione protratta nel tempo porta a diversi problemi, come un rallentamento dello sviluppo muscolo-scheletrico degli arti inferiori, della colonna e di tutta la muscolatura dorsale a suo sostegno che non hanno la possibilità di allenarsi a vincere la forza di gravità.
    Le gambe sono mantenute in una posizione di doppia flessione (a livello di anca e ginocchio) e tutto il lavoro di spostamento è dato da una flesso estensione della caviglia. Questo atteggiamento posturale, se prolungato nel tempo, vizia fortemente la sequenza motoria del gesto del cammino per cui il bambino imparerà a camminare male, in ritardo e, probabilmente mantenendo l’atteggiamento in punta di piedi acquisito col girello.
    La posizione viziata e lo scarico del peso del corpo sull’anca per un tempo prolungato può procurarne delle problematiche negli anni a seguire, oltre che rallentarne il corretto movimento funzionale al gesto della deambulazione.
  • Il bambino è contenuto all’interno di una struttura “protettiva”: osservate bene com’è organizzata la struttura contenitiva del girello.
    Innanzitutto non permette al bambino di guardarsi gambe e piedini mentre cammina, lo stimolo visivo del proprio corpo nell’acquisizione del gesto motorio è un facilitatore, non potersi vedere è di fatto uno stimolo che ne rallenta l’acquisizione.

Abbiamo parlato prima di motivazione che porta il bambino ad alzarsi, ovvero il poter raggiungere determinati oggetti posti in posizioni sopraelevate. La struttura del girello impedisce al bambino, o comunque rende molto difficile, il raggiungimento di oggetti posti oltre una certa distanza da sé.

La possibilità di tenere dei giochi/oggetti sul tavolino di fronte a sé è fonte di enorme distrazione, perché il bambino focalizzerà la sua attenzione lì, negandola allo spazio attorno a sé. In questo modo acquisirà uno spostamento orizzontale “distratto” focalizzato su quello che ha per le mani e non su quello che gli sta intorno.

Per lo stesso motivo uno dei giochi preferiti del bambino – che è quello di prendere un oggetto, lanciarlo e andare a riprenderlo in autonomia – viene totalmente negato dall’utilizzo del girello, riducendo così le possibilità di allenare la propria autonomia e una tenuta attentiva nel gioco.

In ultima analisi, la struttura che circonda il bambino falsa la percezione del proprio corpo nello spazio: per raggiungere un oggetto non basta più allungare mano e braccio, o spostarsi di poco nello spazio, ma costringe ad adottare strategie diverse, non funzionali e che richiedono maggiore impegno, ciò porterà in seguito a difficoltà nella gestione del proprio corpo nello spazio.

Abbiamo visto insieme quanti ritorni negativi possa generare un utilizzo del girello prolungato e costante nel tempo! È facile comprendere quindi perché noi professionisti sanitari lo sconsigliamo fortemente ai genitori.

Tuttavia, qualora fosse “necessario”, è bene assicurarsi che sia per poco tempo e soprattutto che il bambino sia sempre sotto l’attenta supervisione di un adulto.

Ma vediamo insieme quali alternative possiamo adottare all’utilizzo del girello!

Sicuramente premessa e condizione di partenza è un ambiente che sia preparato ad accogliere la presenza di un bambino così piccolo, mettendo tutto in sicurezza a favore di una sua maggiore autonomia.

Ricordiamoci inoltre che spingerlo ad anticipare la tappa, non porta sicuramente a raggiungerla più velocemente, anzi è sbagliato insistere tirandolo su per le mani, perché di fatto ricreiamo delle condizioni indotte dal girello, dunque così facendo siamo noi adulti a ridurre la forza di gravità a carico delle strutture muscolo-scheletriche senza contare che inoltre stiamo bloccando le braccia, fondamentali nella strutturazione del senso di equilibrio e fondamentali nella motivazione primaria che spinge il bambino ad alzarsi in piedi, che non è camminare, ma raggiungere e afferrare oggetti troppo in alto rispetto al pavimento!

Quindi come aiutarlo?

Creiamo il giusto spazio, con giochi e stimoli adeguati al nostro bambino, lasciamolo libero di esplorare e quando si sentirà pronto sarà lui a verticalizzerà la sua posizione con fiducia e autonomia.

Se vogliamo camminare insieme a lui allora non poniamoci sopra di lui, ma davanti a lui inginocchiandoci o stando bassi lasciandoci la possibilità di muoverci con lui rimanendogli di fronte, possiamo allungare le nostre mani che serviranno da stimolo al movimento e appoggio nelle prime fasi, ricordandoci di stare attenti a non negargli l’importante possibilità di imparare a cadere bene.

L’alternativa materiale che quindi proponiamo al girello è un piccolo deambulatore, un primi passi, che svolge questa funzione di sostegno e appoggio al bambino mentre allena il gesto motorio funzionale al cammino, dandogli anche stimoli di rinforzo (spesso musicali che partono nel momento in cui il carrellino primi passi inizia a muoversi e si silenziano nel momento in cui si ferma).

L’autonomia del bambino viene promossa solo di fronte ad uno sguardo attento dell’adulto che si pone come presenza accogliente e sicura per il bambino in caso di bisogno, ma che è anche in grado di incitarlo a provare senza paura di cadere o sbagliare e soprattutto senza sostituirsi al bambino nel compito o nella difficoltà che sta affrontando.

Possiamo subentrare come facilitatori, ma non entriamo come risolutori negando al vostro bambino la possibilità di una scoperta.

Il primo facilitatore al cammino e la prima sicurezza per il vostro bambino… siete voi genitori!

Per maggiori informazioni scrivete una email a centrolatrottola@gmail.com o visitate la nostra pagina Facebook “La Trottola – Centro per l’Età Evolutiva”.

Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Terapista DIR Floortime, Insegnante Certificato A.I.M.I., IBFF® Official Instructor

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