Bambini e verdure: una relazione difficile?

Bambini e verdure

 L’alimentazione infantile è un’area grigia per molti genitori: un guazzabuglio di dubbi e perplessità all’interno del quale orientarsi risulta spesso più difficile di quanto si immagini.

Nutrire un figlio è infatti al giorno d’oggi tutto fuorché una passeggiata.

La tematica che tratterò con il presente articolo è interamente dedicata alla nutrizione infantile, in particolare relativamente al complicato binomio di bambini e verdure.

Bambini e verdure: una relazione difficile?

L’età infantile è un’età complessa.

L’approccio alla vita, la crescita e il cambiamento portano con sé un dinamismo tale che, come i genitori ben sanno, è sempre difficile potersi rilassare completamente.

Ogni progresso è il nuovo punto di partenza per un nuovo sviluppo.

In questa fase della vita non è infrequente che il bambino esprima ripetuti rifiuti quando gli vengono presentati determinati alimenti (spesso ciò accade con quegli alimenti che noi adulti reputiamo più “salutari”: scopriremo che non è un caso).

Tra gli alimenti più frequentemente rifiutati dai bambini, primeggiano frutta e verdura: oggigiorno in percentuali piuttosto preoccupanti.

Le verdure sono, come ben sappiamo, fondamentali per la salute di grandi e piccini. Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un apporto minimo di cinque porzioni tra frutta e verdura (“five a day”) per la popolazione sana.
Tuttavia i dati ad oggi disponibili riportano che meno del 10% dei bambini al di sotto degli 8 anni, e meno del 30% dei bambini al di sotto dei 12 anni, consumano effettivamente le porzioni di verdura sopra citate.

Bambini e cibo: perché i rifiuti?

Un primo approccio alla neofobia alimentare.

Il fatto che l’approccio a frutta e verdura sia così intricato nei bambini, si correla in primo luogo a una tendenza ampiamente nota alla comunità scientifica: la neofobia alimentare.

Per “neofobia alimentare” in generale si intende la riluttanza, da parte degli animali onnivori, a ingerire cibi nuovi o poco conosciuti. E il picco di insorgenza si situa tra i due e i sei anni di età.

Sembrerebbe che alla base di questa innata tendenza risieda l’istinto di conservazione della specie, ossia preferenza di alimenti che si è certi non siano nocivi e non provochino danni alla salute.

Insomma, il rifiuto innato del cibo si concretizza nella paura che questo  possa ledere l’individuo.

I bambini neofobici consumano solo pochissime tipologie di frutta e verdura: in questo caso vale la regola del “anche se è poco, è sempre verdura”?

Per quanto sia effettivamente ragionevole che “poco” sia meglio che “niente”, non possiamo dire che assumere un solo tipo di ortaggio sia uguale ad assumerne una varietà.

Consumare una sola tipologia di verdura significa, infatti, privarsi a priori di una serie di micronutrienti essenziali che corrispondono ai diversi colori assunti dagli ortaggi.

Ad esempio: le carote sono ricche di vitamina A, mentre la verdura a foglia verde è ricca di folato. Quindi se consumare solo carote significherebbe incorrere in deficit di folati, mangiare solo spinaci significherebbe essere in deficit di vitamina A.

Purtroppo non possiamo rassegnarci al fatto che nostro figlio mangi solo un ortaggio, ma possiamo dire che il consumo di un solo tipo ci avvicina all’obiettivo di consumarne un più vasto assortimento.

Il rifiuto di frutta e verdura:

conoscere le cause.

La neofobia alimentare è sempre più diffusa, ma non è l’unica ragione del rifiuto di frutta e verdura da parte dei più piccoli.

Tra le cause per cui i bambini rifiutano il cibo vi sono infatti altri meccanismi, sia fisiologici che relativi alla sfera psico-sociale (rapporto con i genitori, accettazione da parte degli altri bambini…).

Trattando il versante fisiologico, possiamo dire che i bambini rifiutano il cibo perché:

  • Ha un gusto poco gradevole,
  • E’ un cibo sconosciuto e quindi potenzialmente pericoloso,
  • E’ disgustoso a priori.

Attenzione: il gusto poco gradevole è svincolato dal disgusto! Il primo è correlato all’esperienza provata con l’alimento in esame, mentre il secondo è un’emozione che, in quanto tale, ha basi molto più complesse.

Il rifiuto di frutta e verdura:

conoscere le cause e sfruttarle per cambiare le conseguenze.

Una volta comprese le ragioni che spingono il bambino a rifiutare gli alimenti che gli proponiamo (attenzione: “proponiamo”, non “propiniamo”), è possibile creare una linea guida su come agire per incentivare l’accettazione.

La sfera psicosociale – perché si apprezza e perché si rifiuta il cibo: genitori, nonni e insegnanti.

Partiamo dall’assunto basilare: i bambini tendono a imitare le persone di riferimento, che tendenzialmente sono genitori, nonni, insegnanti e i propri pari (coetanei).

Il ruolo dei genitori, dei nonni e degli insegnanti fa da “guida”, da “esempio da imitare”. E proprio per questo il contesto familiare è la culla perfetta per instaurare un cambiamento poiché, in generale, i cibi nuovi hanno maggiore probabilità di essere accettati quando presentati in una situazione familiare per l’individuo. 

In qualità di esempio, è importante che i tutori esaltino il sapore gradevole del cibo dimostrandosi entusiasti ed evitando di incalzare i piccoli sull’importanza dell’assunzione di un alimento specifico (poco gradito), in virtù degli effetti benefici sulla salute.

Infatti si è visto che stimolare un bambino a mangiare un alimento “perché fa bene”, porta soltanto ad allontanarlo .

Ciò accade perché semplicemente i bambini non sono così interessati ai risvolti positivi sulla salute, dettati dall’assunzione di un particolare alimento: ecco perché gli alimenti che noi reputiamo “più salutari” sono quelli che i bambini sono più restii a consumare.

È inoltre estremamente rilevante non sottovalutare che ciò che genitori, nonni e insegnanti ritengono sia una “alimentazione sana”, perché spesso non è in linea con le raccomandazioni dei professionisti della nutrizione: in questo senso è importantissimo richiedere una visita specialistica o in generale l’intervento di un dietista o un nutrizionista.

La sfera psicosociale – perché si apprezza e perché si rifiuta il cibo: i pari.

L’influenza dei pari ha un impatto significativo sulla formazione delle preferenze: i bambini tendono ad apprezzare e consumare, o rifiutare i cibi a loro volta apprezzati e consumati, o rifiutati dai pari.

Non è insolito sentire i genitori affermare che il proprio figlio abbia interrotto l’assunzione delle verdure da quando ha iniziato a mangiare in mensa. E non è perché in mensa le verdure siano cucinate male, ma perché i piccoli vedono i loro amichetti rifiutare “tutto ciò che è verde” e, per innato stimolo di appartenenza, si comportano di riflesso nel medesimo modo.

In questo caso la soluzione non è evitare che i bambini mangino in mensa, ma piuttosto creare un ambiente familiare che sia da stimolo per il consumo di frutta e verdura, a prescindere dall’influenza stessa dei pari.

Un bambino che gradisce frutta e verdura sarà difficilmente un bambino che la rifiuterà per essere accettato dai suoi compagni di classe.

La sfera sensoriale: cambiare forma, abbinamento e colore

“Se dovessi proporre a mio figlio un’insalata al posto delle patatine, si metterebbe a urlare”.

Mi capita frequentemente di sentire frasi di questo tipo dai miei pazienti.

Non cedere alle urla e ai capricci è il passo necessario che il genitore deve compiere per modulare le abitudini del suo piccolo: i bambini imparano in fretta, e se capiscono che urlare è la strategia migliore per ottenere ciò che vogliono, non si fermeranno di certo.

Cosa fare per far mangiare verdura anche ai più capricciosi?

Secondo studi scientifici sembrerebbe che un minimo di sei esposizioni a un medesimo alimento – presentato in forme, colori, abbinamenti e odori diversi – possa portare il bambino a consumarlo.

Alla base di questo comportamento risiede il principio noto come “mere exposure effect”, secondo il quale una prima esposizione a uno stimolo (un alimento) porta con sé il superamento delle paure e delle perplessità del bambino, nei confronti dello stimolo stesso.

In altre parole, consumare un alimento per la prima volta porta il piccolo a comprendere che, di fatto, quell’alimento non è dannoso per la sua salute e che quindi può continuare a consumarlo.

Un cibo inizia quindi ad essere ingerito in quantità significative solo dopo una serie di esperienze che l’individuo compie, nelle quali il cibo stesso non produce effetti negativi per la sua salute.

Non basta che un alimento sia sicuro perché sia accettato

Un alimento deve essere sicuro per essere consumato, ma deve anche essere buono e bello per essere gradito.

Infatti, se gradimenti e rifiuti fossero spiegabili con il solo mancato effetto negativo sulla salute degli alimenti, dovremmo mangiare molti più cibi di quelli che effettivamente consumiamo.

Se un bambino rifiuta le verdure “perché c’è qualcosa di verde” possiamo quindi riproporgliele associate ad altri alimenti colorati. Magari frullandoli insieme o tritandoli in modo da mascherarne completamente consistenza e colore, oppure possiamo tagliare frutta e verdura così che assumano le più svariate forme: in commercio potete trovare dei “taglia frutta e verdura” che fanno al caso vostro.

Fantasia e inventiva ci vengono in aiuto per rendere i cibi poco graditi una nuova scoperta

Attenzione: stiamo parlando di proporre una varietà di frutta e verdura, e non di insistere su un particolare ortaggio.

Come per le canzoni, che quando ascoltate sino allo sfinimento ci portano a repulsione, alimenti consumati con troppa insistenza capitolano spesso per risultare poco graditi.

Quando iniziare a provare?

Abbiamo compreso che più esperienza abbiamo con un alimento più impariamo ad apprezzarlo, e che le ripetute esperienze con l’alimento stesso devono essere accompagnate da continui cambiamenti di forma, colore e associazioni.

Quando però è il momento adatto per iniziare a provare?

Già dopo lo svezzamento è importante iniziare a introdurre alimenti poco sconosciuti ai più piccoli, per incentivarli al consumo degli stessi: studi scientifici sono concordi sul fatto che bambini di un anno e mezzo hanno probabilità maggiori di mangiare un alimento sconosciuto, rispetto ai bambini di tre anni e mezzo.

Evitiamo quindi di credere che “da grande imparerà” o che ci sia sempre tempo: ci sono molti adulti che non mangiano volentieri le verdure.

Quale è la dose corretta?

In generale, per la popolazione sana, vale la regola che più verdura si mangia meglio è. Questo è vero con le dovute riserve, specialmente relative al senso di ripienezza e regolarità dell’alvo (qualora abbiate disturbi intestinali di vario tipo, recatevi sempre da uno specialista della nutrizione, senza sottostimare l’entità del vostro problema).

Con i bambini la questione si fa più sottile. In generale, è bene attenersi a dosi più contenute ma frequenti e di diversi tipi di verdura:  i bambini troppo piccoli non hanno un intestino ancora completamente sviluppato e, per questa ragione, troppa fibra potrebbe causare problemi e disturbi in quella sede.

Inoltre, un bambino in crescita ha bisogno di molta più energia di quella fornita dalla verdura e, quindi, forzarlo al consumo di verdura in età troppo giovane potrebbe portarlo a non assumere abbastanza energia da altri alimenti.

È sempre la dose e la frequenza a fare la differenza.

Consigli da portare a casa:

  1. Comportati da esempio e, quindi, in maniera esemplare: il tuo bambino sarà più incline a consumare frutta e verdura se ti vede gradirla. Modificare le tue abitudini alimentari porterà tuo figlio a comportarsi di conseguenza.
  2. Non forzare la mano: non imporre a tuo figlio di consumare frutta e verdura quando non ne ha voglia, pur non rassegnandoti al primo tentativo. Prova e riprova, cambiando sempre forma, odore e colore dell’alimento che gli proponi e associandolo ogni volta a qualche altro alimento che già gradisce.
  3. Coinvolgi tuo figlio nella scelta e nella preparazione del cibo: anche la sola manipolazione delle verdure lo stimolerà ad accettarle come cibo alla base della propria alimentazione.
  4. Gioca con tuo figlio: potete ad esempio creare una “cena a tema”  a settimana nella quale consumerete, in svariati modi, un alimento particolare o creare una “scatola dei misteri” dalla quale potrà estrarre vari alimenti, imparando a conoscerli.

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