DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: TRA FALSI MITI E REALTÀ

Disturbi specifici dell'apprendimento

Negli ultimi anni, gli ambienti scolastici e le famiglie con figli in età scolare, hanno assistito ad un incremento sempre maggiore di diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Con questo termine ci riferiamo a difficoltà negli apprendimenti più comunemente conosciute come dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia.

Ma cosa sono esattamente i DSA? Non sempre la diagnosi viene accompagnata da una corretta spiegazione di ciò che sono e delle conseguenze sul piano emotivo e comportamentale che questa comporta, generando una confusione che non facilita la presa in carico e la realizzazione degli interventi didattici suggeriti dai professionisti.

A cosa ci riferiamo con l’acronimo DSA? Quali e quanti sono?

DSA è l’acronimo di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ossia un disordine del neurosviluppo caratterizzato dal funzionamento alterato di un dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo), in bambini e ragazzi senza deficit cognitivo.

 In base all’abilità strumentale compromessa, si distinguono in:

  • Dislessia: compromissione della lettura nelle componenti di rapidità e correttezza, si valuta quindi se la lettura appare clinicamente lenta o se il bambino compie molti errori, ad esempio confondendo lettere simili (es. p/b, a/e) o omettendo parti di parola.
  • Disortografia: compromissione caratterizzata da errori di scrittura di varia natura (doppie, fusioni illegali, accenti, omissione di lettere fantasma, inesatta realizzazione del suono /cu/ al posto di /qu/ ecc.).
  • Disgrafia: tratti grafici valutati come significativamente inferiori alla norma per quanto concerne il parametro rapidità o leggibilità. Si valuta quindi se la scrittura del bambino appare poco chiara e illeggibile e di quanto tempo il bambino necessita per scrivere, un bambino disgrafico può infatti riuscire a scrivere in maniera “pulita” ma necessita di molto più tempo e impegno dei suoi coetanei.
  • Discalculia: difficoltà nel riconoscere i numeri e il loro significato, nello svolgere calcoli a mente e nell’eseguire correttamente le procedure di calcolo.

Secondo la Consensu Conference del 2011 è possibile fare diagnosi di DSA solo al termine del normale processo di insegnamento delle abilità di lettura, scrittura (fine classe seconda della scuola primaria) e di calcolo (fine classe terza della scuola primaria), questo perché si ritiene necessario dare al bambino un tempo di stimolazione delle capacità di apprendimento adeguato al suo livello di sviluppo.

Una diagnosi anticipata, infatti, aumenta in modo significativo la rilevazione di falsi positivi, ovvero di bambini le cui difficoltà sono solo l’esito di tempi di maturazione diverse e non il principio di un disturbo specifico dell’apprendimento.

La diagnosi può essere svolta presso le ASST di competenza o presso centri privati accreditati e richiede, non solo una valutazione dello stato degli apprendimenti, ma anche una valutazione del funzionamento cognitivo e neurologico. Secondo il DSM V, non è infatti possibile fare diagnosi di DSA se è presente un quoziente intellettivo inferiore alla norma o un deficit di natura neurologica.

Avvio del percorso diagnostico: quando farlo e come procedere?

Nonostante si convenga nel sostenere che la diagnosi di DSA non possa essere effettuata prima del termine della seconda o terza classe della scuola primaria, è possibile, già a partire dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, individuare alcuni segnali d’allarme che possono facilitare genitori, insegnanti e professionisti nello svolgere una valutazione efficace.

Essendo campanelli d’allarme, non è detto che tutti i bambini con queste difficoltà avranno poi una diagnosi di DSA, ma aumenteranno le probabilità di un approccio difficoltoso alle richieste scolastiche, con conseguenti rallentamenti nell’apprendimento e ricadute sul piano emotivo. Una valutazione precoce permette quindi di rassicurare la famiglia e il bambino, individuare le strategie più adeguate e, nel caso fosse necessario, intraprendere un trattamento riabilitativo volto al potenziamento delle abilità compromesse.

Quali sono i campanelli d’allarme e quando prenderli in considerazione?

Durante l’ultimo anno della Scuola dell’infanzia necessitano di maggiore attenzione i bambini con difficoltà fonetico-fonologiche, difficoltà a ricordare filastrocche e canzoni, nel raccontare brevi eventi e con fragilità nelle competenze metà-fonologiche (riconoscere parole lunghe o corte, dividere in sillabe e riconoscere rime o sillabe iniziali). Per quanto concerne l’aspetto logico-matematico andrebbero monitorati i bambini con difficoltà a riconoscere piccole quantità e a confrontare insiemi con un diverso numero di elementi.

Con l’ingresso nella scuola primaria, si considerano a rischio i bambini con le seguenti difficoltà:

Lettura

  • Al termine della prima elementare confusione tra grafemi speculari o con aspetti fonetici simili (es. p/b, t/d);
  • Lettura lenta e sillabata con salti di rigo o omissioni di parole;
  • Difficoltà di comprensione di frasi o breve testi letti in autonomia.

Scrittura

  • Al termine della prima elementare molti errori fonologici ovvero scambio tra grafemi simili percettivamente (es. b/d) o uditivamente (es. t/d),
  • Errori nell’utilizzo dei trigrammi ortografici,
  • Regole ortografiche non automatizzate.

Matematica

  • Difficoltà a compiere piccoli calcoli, anche con l’utilizzo delle dita,
  • Estrema lentezza nel conteggio retrogrado, soprattutto dal 20 al 10 ed al cambio di decina,
  • Difficoltà a leggere o scrivere i numeri,
  • Difficoltà a ricordarsi le procedure di calcolo.

Studio

  • Difficoltà nella memorizzazione delle tabelline,
  • Difficoltà a imparare i termini specifici della materia o a recuperare dalla memoria quelli già conosciuti,
  • Difficoltà a ripetere un argomento senza traccia scritta.

In ultimo, è bene ricordarsi che i bambini che hanno intrapreso la prima classe con difficoltà fonetico-fonologiche ancora presenti, avranno una maggiore probabilità di avere successivamente difficoltà scolastiche.

disturbi specifici dell'apprendimento

Il bambino, lo psicologo e le insegnanti. Quali sono le ricadute emotive di una presa in carico tardiva?

I campanelli d’allarme spesso si accompagnano a segnali di disagio emotivo vissuto dal bambino nel riconoscere la sua diversità d’apprendimento rispetto ai compagni.

L’esperienza clinica e i dati riportati da numerose ricerche suggeriscono, infatti, che i disturbi specifici dell’apprendimento, oltre che tra loro, si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali che possono portare a grandi sofferenze emotive nell’infanzia ed a una deviazione patologica dello sviluppo; vengono infatti considerati un fattore di rischio per un futuro disagio psicologico (Mugnaini et al. 2008).

I bambini con questa diagnosi hanno un concetto di sé più negativo, si sentono meno supportati emotivamente, provano più ansia e hanno poca autostima. Tendono inoltre a sentirsi meno responsabili del proprio apprendimento e a tollerare meno le frustrazioni abbandonando il compito alle prime difficoltà.

Tale atteggiamento viene spesso confuso da genitori e insegnanti con pigrizia e svogliatezza, creando così conflitti all’interno del contesto familiare e scolastico e alimentando il circolo vizioso per cui i continui fallimenti e rimproveri rinforzano un’immagine di sé negativa.

Spesso si riscontrano tratti ansioso-fobici, demoralizzazione, difficoltà relazionali, aggressività, isolamento sociale e oppositività. Possono inoltre verificarsi manifestazioni psicosomatiche come cefalea tensiva, vomito e algie addominali all’approssimarsi dell’orario scolastico o di prove orali/scritte.

In considerazione delle problematiche esposte, una diagnosi fatta nei tempi corretti assume un’importanza fondamentale per prevenire lo strutturarsi di un’immagine di sé negativa e l’esposizione ai continui fallimenti.

Per questo motivo è fondamentale che i professionisti e l’ambiente familiare/scolastico si attivino nel cercare di promuovere nel bambino e nel suo ambiente azioni di protezione da forme di disadattamento, e lo sostengano nell’accettazione della diagnosi e nell’uso di strumenti compensativi e dispensativi.

Vuoi saperne di più o hai riscontrato alcune delle difficoltà elencate in tuo figlio?

Il Centro la Trottola dispone di un’équipe accreditata per la prima certificazione diagnostica sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, contattaci per avere un primo consulto gratuito e senza impegno chiamando il 3312212505 oppure scrivendo a centrolatrottola@gmail.com

Dott.ssa Alice Bellini, Logopedista

Dott.ssa Elisabetta Boschini, Psicologa e Psicoterapeuta

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