Ricomincia la scuola! Le relazioni con i pari nell’età pre-scolare

Per tutti quanti noi la fine dell’estate è sempre stato sinonimo di una e una cosa soltanto:
la prima campanella e la ripresa delle attività scolastiche.


Ma quest’anno, così pieno di imprevisti e di difficoltà, settembre e la riapertura delle scuole (dal nido al liceo) assumono un significato ancora più intenso per ciascuno di noi e per la nostra società intera.

La ripresa. É  questo il termine che suona ridondante in queste settimane, la ripresa delle attività lavorative, la ripresa dei percorsi scolastici, la ripresa della “normalità”.

Negli ultimi mesi in cui questa “normalità” non è mai stata più distante da noi, in cui in modo del tutto impensabile sono state chiuse le scuole e interrotte la maggior parte delle attività lavorative, nel momento in cui ne abbiamo sentito la mancanza, anche fisica, di questa nostra “normalità” è stato proprio in quel momento che ci siamo resi conto dell’importanza che ciascuno di noi, in modo spesso scontato, dà a questi luoghi.

Ma che ruolo assume la scuola nello sviluppo dei nostri bambini? Perché è così importante?

Vediamolo insieme per quanto riguarda la fascia d’età pre-scolare.

Un piccolo microcosmo sociale.

Mi piace considerare e presentare gli ambienti dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia come un piccolo microcosmo sociale, uno spazio che appartiene solo ai nostri bambini, che in modo dinamico si trasforma nella loro piazza, nel loro bar, ovvero un luogo privilegiato che apre loro le porte verso lo sviluppo sociale e il campo di prova per eccellenza delle prime dinamiche relazionali tra pari.

Quest’ultime, in particolare, risultano incidere in modo significativo nel percorso di sviluppo sociale, questo infatti inizia all’interno della famiglia con la diade mamma-bambino la quale evolve successivamente in una triade quando si inserisce la figura del papà.
Dobbiamo qui però fare una necessaria distinzione tra:

  • Relazioni verticali: sono quelle che si stabiliscono con gli adulti e svolgono principalmente il ruolo di offrire cure, protezione, complementarietà, forniscono infatti la sicurezza che permette l’apprendimento e lo sviluppo della persona.
  • Relazioni orizzontali: sono quelle che si sviluppano tra pari, queste si basano su concetti quali l’uguaglianza e la reciprocità, hanno un ruolo importante nella maturazione della cooperazione e condivisione, della gestione dei conflitti, della capacità di negoziazione e compromesso.

Le differenze tra queste sono evidenti, ma è importante comprendere che sono anche necessarie per il raggiungimento di una complementarietà sana per il bambino.

A quest’ultimo infatti servono sia le relazioni sicure, protette, in cui sperimentare accondiscendenza e incoraggiamento in modo positivo, che può vivere solo con gli adulti, sia le relazioni più insicure e rischiose, in cui sperimentare incertezza, competizione, uguaglianza, reciprocità e conflitto, che può vivere solo con suoi pari.

Infatti, se nel rapporto con un adulto un bambino incontra un altro essere umano con un atteggiamento prevalentemente positivo e accondiscendente nei confronti suoi e dei suoi bisogni, con un pari incontra invece un altro essere umano “egoista” come loro, vengono quindi ad aprirsi infiniti scenari che in modo impensabile si potrebbero aprire con un adulto.

Quel sentiero che porta alla socialità

Maturare uno sviluppo sociale per il bambino significa maturare la capacità di comprendere in primis sé stesso per poter successivamente comprendere e riuscire a distinguersi dall’altro, sia su un piano fisico che su un piano più emotivo-comportamentale.

Risulta importante quindi che il bambino comprenda innanzi tutto i propri limiti fisici, per poi incontrare i limiti fisici degli altri, allo stesso modo è anche importante che comprenda il proprio stato interno, emotivo, i propri pensieri, per poi arrivare a comprendere ed immedesimarsi nei panni degli altri.

É possibile ipotizzare che lo sviluppo della coscienza di sé e quella degli altri procedano di pari passo: mano a mano che il bambino comincia a capire cosa gli altri provano allora sarà in grado di capire sé stesso e, allo stesso tempo, utilizza le conoscenze che ha di sé per comprendere le emozioni e i sentimenti degli altri (Baldwin 1985).

Questo percorso, che si avvia intorno al quindicesimo mese di vita quando il bambino inizia a mostrare proprio questa consapevolezza di sé, è un percorso lungo che richiede al bambino tempo e soprattutto esperienza. Esperienza di sé, della realtà, delle interazioni con gli altri, delle relazioni con gli adulti e con i pari, ma soprattutto esperienza dell’errore, del conflitto, della competizione e dell’incertezza, perché sbagliare fa parte della natura umana, il nostro cervello si è evoluto sbagliando, perché ciascuno di noi impara di più dai propri errori che dai propri successi.

“Sbagliando si impara”, infatti basta osservare come un bambino impara a camminare o ad andare in bicicletta, riesce a trovare il suo equilibrio solamente dopo che l’ha perso ed è caduto per svariate volte!

É proprio qui che capiamo l’importanza reale dell’interazione con i pari perché se per natura e contesto sociale i genitori e gli adulti hanno un forte atteggiamento di cura e prevenzione dei pericoli, i pari invece sono proprio quei rapporti che ti sfidano, ti rilanciano a metterti in gioco, a porre continuamente in competizione il tuo egoismo con l’egoismo dell’altro.

Ed è proprio in questo spazio e all’interno di queste relazioni incerte, insicure, incalzanti e motivanti che sbagliando il bambino cresce e matura una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, che raggiunge la sua competenza sociale.

Le relazioni con i pari in età pre-scolare

Nei primi anni di vita il rapporto con i coetanei è unidirezionale, poiché all’azione del primo bambino non corrisponde l’attività coordinata del secondo.
Parten (1932) descrive come tra i 2 e i 4 anni si possa osservare una chiara transizione delle dinamiche relazionali da parallele ad attività cooperative. L’evoluzione di queste dinamiche relazionali non è per niente immediata.

Intorno ai 2 anni si possono osservare prevalentemente attività di gioco parallelo, ovvero bambini che giocano uno accanto all’altro magari adoperando anche lo stesso materiale, ma senza costruire insieme qualcosa, senza collaborare l’uno con l’altro.

Intorno ai 3 anni si possono osservare attività di gioco associativo, ovvero bambini che iniziano a giocare insieme, a condividere materiali e verbalizzazioni l’un l’altro, ma senza collaborare al raggiungimento di uno scopo condiviso da entrambi.

Tra i 3 e i 4 anni si possono osservare invece attività di gioco cooperativo, ovvero bambini che condividono uno spazio, un tempo, i materiali inserendo nell’interazione anche comunicazioni verbali e non verbali, il tutto collaborando al raggiungimento di un obiettivo condiviso da entrambi.

Tra i 4 e i 5 anni infine si possono osservare attività di gioco competitivo, ovvero bambini che condividono uno spazio, un tempo e i materiali con l’intento di dimostrare la propria superiorità e le proprie capacità a discapito dell’altro, il tutto finalizzato a decretare un vincitore, il più bravo, e un perdente, il meno bravo.

Ma cos’è che favorisce l’emergere del gioco cooperativo e del gioco competitivo?

Innanzi tutto un’esplosione dello sviluppo linguistico-comunicativo che accresce di molto le modalità e le possibilità di esprimersi e comprendere meglio l’altro, in secondo luogo grazie ad una sempre maggiore familiarizzazione alle relazioni di gruppo e a contesti determinati da regole da rispettare, proprio all’interno di questi infatti il bambino inizia a sperimentare l’uguaglianza, la differenza, la reciprocità, il turno, i conflitti, le frustrazioni e il desiderio quindi di prevalere sull’altro.

In questo particolare momento dello sviluppo si manifesta in tutta la sua importanza il gioco simbolico, o socio-drammatico, all’interno del quale il bambino può indossare diversi ruoli e immedesimarsi così non solo fisicamente, ma anche emotivamente nei panni di altri e rivivere situazioni ed esperienze vissute in modo da rielaborarle cognitivamente favorendone così un processo di interiorizzazione.

In conclusione, qual è il valore aggiunto nell’interazione con i pari, che cosa possono acquisire i bambini?

Leadership, risoluzione di conflitti, condivisione, cooperazione, competizione, gestione di ostilità, valori comuni, regole, rispetto del turno, reciprocità, autostima, fiducia in sé stessi, scambi verbali e comunicativi.

Abbiamo capito quindi come le relazione con i pari e l’ambiente della scuola siano veramente due elementi fondamentali al bambino per il raggiungimento di una sua maturazione personale e sociale.

In questo inizio anno scolastico così pieno di difficoltà non ci rimane quindi che augurare a tutti i bambini di poter avere tantissime possibilità di crescita, maturazione e divertimento.
Buona scuola!

Per maggiori informazioni scrivete una email a centrolatrottola@gmail.com o visitate la nostra pagina Facebook “La Trottola – Centro per l’Età Evolutiva”.
Dottor Marco Bonacina – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Insegnante Certificato A.I.M.I.

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