A COSA SERVE DISEGNARE?

Scribere in latino significa graffiare, incidere. 

Ogni volta che scriviamo o disegniamo qualcosa a mano libera produciamo un solco. Attraverso la traccia grafica proiettiamo su carta la nostra parte più intima, che ci contraddistingue come individui unici e non ripetibili

L’intento di oggi è quello d’inaugurare una nuova rubrica di approfondimento interamente dedicata al disegno e ai suoi molteplici significati. Per prima cosa capiremo insieme a cosa serve disegnare e quali funzioni assolve. 

Sogni, scarabocchi e disegni: quale analogia? 

L’interesse scientifico per il disegno è molto recente e deve il suo impulso all’influenza degli studi di Freud e Jung sull’inconscio e all’attenzione degli psicologi nei riguardi del ricco mondo interiore dei bambini, non più considerati alla stregua di adulti imperfetti ma come individui in evoluzione. Il disegno è stato spesso accostato alla dimensione onirica in quanto rielaborazione inconscia di esperienze reali e proiezione simbolica del vissuto di chi disegna. 

Secondo l’interpretazione psicanalitica il contenuto di sogni, disegni e scarabocchi rimanda inevitabilmente al significato latente in essi custodito; ma rispetto al sogno la traccia grafica non svanisce,  non si altera ed è tangibile, rendendo più agevole la sua analisi. 

Poiché il disegno ha carattere formativo ed informativo, è necessario adottare il massimo rispetto nei confronti della libera espressione del bambino, a cui va fornito il materiale più idoneo a seconda di ciò che desidera fare, stando sempre ben attenti a non condizionarlo, criticarlo o inibirlo. Nell’ambito del percorso di sviluppo e maturazione il disegno costituisce un importante strumento di crescita ed è anche un formidabile mezzo per comunicare le proprie conquiste e le difficoltà incontrate. 

L’attività grafico-pittorica consente al bambino di interagire con il mondo che lo circonda.  

Dobbiamo immaginarci la matita o il pennarello come una sorta di lente attraverso la quale il piccolo esploratore accumula esperienze, scoperte e traguardi. Attraverso il disegno il bambino prende confidenza con lo spazio grafico, adottando su carta i medesimi comportamenti che applica nei confronti dell’ambiente circostante

Disegnare consente di specializzare la motricità fine, di sentirsi via via più autonomi e competenti; favorisce la capacità di manipolazione e la scoperta di materiali sempre diversi, invita all’acquisizione di differenti tecniche espressive e permette il trasferimento su carta delle proprie emozioni, sia positive che negative. 

Quante volte anche noi adulti troviamo liberatorio scarabocchiare sul blocco degli appunti senza nemmeno renderci conto di ciò che stiamo facendo? Ovviamente lo scarabocchio assume un significato ben diverso, se a tracciarlo è un bambino.  

Con il termine scarabocchio non intendiamo riferirci a qualche cosa di negativo, bensì a un disegno non ancora strutturato, prodotto tipico dei primi anni di sperimentazione infantile.

Come buona norma, se vogliamo utilizzare il disegno come strumento di verifica e monitoraggio della crescita del bambino, è necessario conoscere le tappe di sviluppo della produzione grafica infantile e le varie modalità di proiezione su carta, argomento di cui ci occuperemo nel dettaglio con il prossimo articolo. 

a cosa serve disegnare bambini

Ad esempio, per analizzare lo scarabocchio di una persona adulta, gli elementi formali che occorre valutare sono il senso di orientamento del foglio (utilizzo verticale o orizzontale), le modalità di riempimento dello spazio grafico (ampio, limitato, settoriale), la curvilineità o angolosità del tratto, la continuità e la qualità dei collegamenti, la pressione su carta, la direzione del gesto e l’associazione simbolica del colore, quando presente.

Per ognuno di questi elementi esiste certamente un’attribuzione di significato psicologico che, tuttavia, non può essere applicato in modo meccanico, dal momento che tanto il disegno quanto la persona vanno sempre considerati nel loro insieme. 

Ad ogni modo, come già accennato in premessa, il disegno assolve differenti funzioni: narrativa, riproduttiva, espressiva e proiettiva. Scopriamole insieme. 

Le prime due sono più legate allo sviluppo cognitivo e si riferiscono all’esperienza diretta del bambino, mentre le altre possono valere anche per l’adulto. 

Secondo Piaget, Luquet ed Harris, gli studiosi che si sono interessati al disegno come indicatore dello sviluppo cognitivo del bambino, l’evoluzione delle capacità grafiche del piccolo artista sarebbe legata al realismo e avverrebbe per stadi, che si susseguono in modo rigido e sequenziale.

A questa corrente di pensiero appartiene la Goodenough, creatrice del Test della figura umana, secondo cui ad ogni particolare presente viene assegnato un punto. Sommando i punti e confrontandoli con i parametri di riferimento contenuti in una tabella, si ottiene l’età mentale del bambino. 

Attraverso la funzione narrativa il bambino rivela quali sono i maggiori centri d’interesse del momento: gusti, preoccupazioni, preferenze, paure e antipatie.  

La funzione riproduttiva mette in evidenza la capacità di osservare e di “ricopiare” il mondo circostante. Attraverso la funzione espressiva aspetti formali quali la conduzione del gesto, il modo di occupare lo spazio bianco, la scelta di forme e colori esprimono gli stati emotivi provati di volta in volta dal giovane artista.  

L’ultima funzione è quella proiettiva e consente di risalire alla visione del mondo e alle caratteristiche di personalità del fanciullo o dell’adulto attraverso l’analisi dello stile generale di raffigurazione. 

A differenza delle teorie sopra citate, che vedevano la persona considerando primariamente l’aspetto razionale / intellettivo e la capacità di adattarsi all’ambiente, la teoria psicanalitica vede invece l’individuo come affettivo e relazionale, guidato nel suo agire e nel suo crescere da passioni interne e da esigenze esterne.

Per questa ragione il test della Goodenough rivelerebbe la capacità percettiva e descrittiva del bambino, ma non l’intelligenza considerata nella sua complessità. 

Nel prossimo appuntamento parleremo delle diverse tappe evolutive legate alla produzione grafica del bambino e dell’importanza dell’utilizzo del colore, passando attraverso la teoria del simbolismo spaziale di Pulver e il test dei colori di Max Lüscher. 

Sapevi che presso il nostro Centro per l’Età Evolutiva è attivo lo sportello PARLAMI CON UN DISEGNO? Un servizio nato dalla preziosa collaborazione tra Educatore al gesto grafico e Psicologo dello sviluppo.  

Cosa mi sta dicendo mio figlio? Quali sono le emozioni più critiche, i desideri sommersi e le paure nascoste? Il linguaggio simbolico racchiuso nei disegni, negli scarabocchi e nell’uso del colore è uno strumento d’indagine davvero prezioso. Contattaci per saperne di più. 

Marianna Ravazzini, Educatore al gesto grafico, esperta in grafia dell’età evolutiva 

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