Alimentazione complementare: introduzione al DIVEZZAMENTO

svezzamento

In questi giorni sulle pagine social del Centro La Trottola mi sono lungamente dedicata ad approfondire il tema dell’introduzione di alimenti complementari nella dieta del lattante.

Molti di voi conoscono questa tappa evolutiva con il nome di divezzamento e sanno, per esperienza diretta o per sentito dire, quanto possa essere faticosa a causa delle molteplici implicazioni emotive e di relazione.

Questo articolo nasce con la volontà di rasserenare gli animi e ha come primo obiettivo quello di fare chiarezza, descrivendo in modo semplice le differenze, qualora sussistano, tra i diversi approcci di introduzione all’alimentazione solida e semi – solida.

Partiamo dalle definizioni.

Alimentazione complementare è la formula con cui si indica il passaggio da una dieta esclusiva a base di latte a un’alimentazione che introduce l’assunzione di cibo solido o semi- solido. Come già accennato, si tratta di una vera e propria tappa evolutiva, poiché la crescita del bambino si realizza, tra le altre cose, anche attraverso il cambio di alimentazione.

In altre parole, per il bambino è arrivato il momento di sperimentare nuovi sapori, nuove  consistenze, nuovi profumi, nuovi suoni e tanti colori.
Svezzamento è un termine antico, il cui significato letterale è “togliere il vizio”. Tuttavia, è ormai consolidato che l’allattamento non è un vizio e neppure una dieta a base di latte lo è. Questo è il motivo principale per cui tendo a non utilizzare questa terminologia, che insieme ad auto svezzamento crea un sacco di dubbi nei genitori, e a breve ti spiegherò il perché.

Quando devo iniziare il divezzamento?

La risposta corretta è quando il tuo bambino si sente pronto.

Come faccio a capire se il momento fatidico è finalmente arrivato?

E’ molto semplice. Trasformati in attenta osservatrice e inizia a valutare se ha imparato a stare seduto da solo, se non oscilla, cade o si accartoccia su se stesso senza l’ausilio di supporti, come ad esempio cuscini, coperte o pareti.
Deve poi aver perso il riflesso di protrusione della lingua, ovvero presta attenzione se quando avvicina qualcosa alla bocca estroflette ancora la lingua.

Osserva se ha imparato a portare alla bocca con intenzione gli oggetti che riesce ad afferrare e che manipola e se è interessato a scoprire cosa c’è in tavola.

In quali tempi e modalità si realizza il cambio di alimentazione? L’importanza del gioco

Molti genitori mi chiedono spesso se il bambino, da un giorno all’altro, smetterà di desiderare il latte (materno o formulato), in favore di una nuova alimentazione più simile a quella di mamma e papà.

Ovviamente non è così: questo passaggio evolutivo sarà graduale e procederà per tentativi e piccole conquiste.

Per insegnare nuove abitudini alimentari mamma e papà dovranno mettere in conto un tempo lento, supportato da un approccio ludico ed esperienziale, senza mai dimenticare che il latte materno continuerà a sostenere in modo determinante la dieta base del bambino, adattandosi alle sue necessità nutrizionali. Per il formulato, invece, il discorso è leggermente diverso.

Capitolo AUTO SVEZZAMENTO. L’importanza di ricorrere al supporto di un professionista della nutrizione

Torniamo per un attimo alle definizioni con cui ho iniziato a parlarti.

Che cosa s’intende con auto svezzamento?
E’ il saper attendere che il bambino mostri tutte le competenze che ti ho descritto fin qui, iniziando ad esplorare in autonomia il mondo dei cibi complementari.

Ma quali alimenti e in che modo?
Spesso quando parlo con le mamme dell’introduzione dei primi cibi solidi vengo assalita da tantissime domande. “Ma può davvero mangiare come noi?” è tra le più frequenti.
La risposta, in un’ottica di educazione dolce e rispettosa dei tempi, è… sì!

Non c’è bisogno di ricorrere a brodi o pappette insapori e monocolore: il bambino è attratto dai piatti di mamma e papà, di norma profumati, sapidi e molto colorati.

A questo punto sono io a domandarti: “Che tipo di alimentazione avete adottato in famiglia? La definiresti varia e bilanciata?”.
Ricorda sempre che il tuo bambino sta imparando a conoscere nuovi sapori, che apprende da ciò che tu gli permetti di fare, vivere e sperimentare.
Se come genitore la mia proposta alimentare è limitata a pochi cibi, magari fritti o comunque molto processati, forse è meglio avviare un percorso con un professionista della nutrizione che possa indirizzare tutta la famiglia a un’alimentazione più sana, ricca ed equilibrata.

Dieci piccoli suggerimenti pratici. Quali sono i cibi da prediligere?


1) È importante che il pasto sia un momento intimo, di condivisione e relazione complice, pertanto – se possibile – è sempre meglio evitare che i bimbi mangino in momenti diversi da quelli del resto della famiglia.

2) Il consiglio è anche quello di cercare di mettere in tavola piatti simili quanto a preparazione, composizione e colori. Per i bimbi la cottura dev’essere il più semplice possibile. I grassi, come ad esempio l’olio d’oliva extravergine, vanno messi a crudo; poco sale, niente zucchero. E niente miele fino ai 12 mesi.

3) Il latte materno e/o il formulato restano l’alimento preponderante dell’alimentazione del bambino per tutto il primo anno di vita, quindi l’offerta del latte materno va sempre a richiesta, anche se appena dopo il pasto o poco prima che sia pronto in tavola.

4) Il bambino, ricordiamoci, impara e apprende giocando.

Se lo mettiamo a tavola in una situazione per lui di malessere o disagio in cui, ad esempio, ha una fame da lupo, anche se gli abbiamo preparato i suoi cibi preferiti non sarà sereno ed è possibile che resti agitato. Probabilmente piangerà finché non verrà soddisfatto a pieno, sia nel conforto che nella nutrizione, e quindi al seno.

5) I cibi che devi prediligere devono essere alimenti ricchi, come i carboidrati e i semi oleosi (questi tritati, mi raccomando, magari ridotti a crema da spalmare sul pane).

6) Le proteine da preferire sono quelle vegetali in quanto più digeribili, e in ogni caso non dobbiamo eccedere perché il latte materno è già ricco in proteine.

7) L’olio d’oliva extravergine va aggiunto sempre a crudo.

8) Privilegia cotture semplici e poco elaborate, che lascino il cibo ben riconoscibile: quando sarà più grande tutto questo ti sarà di grande aiuto.

9) Via libera a frutta e verdura in quantità, da tagliare in pezzi lunghi come il palmo della mano del tuo bambino e larghi al massimo 2 cm, in modo che riesca ad afferrarli in autonomia e a tenerli in sicurezza. Frutta e verdura cruda aiutano anche il massaggio delle gengive nei momenti di fastidio da dentizione.

10) Ricorda di non eccedere con le fibre: ai cereali integrali preferisci quelli raffinati, favorisci verdure cotte a pezzi piuttosto che frullate e proponigli legumi decorticati. Il loro intestino sta imparando a lavorare i nuovi alimenti e un carico eccessivo di fibre potrebbe causare malassorbimento e stitichezza, a differenza di quanto accade nell’adulto.

Un’ultima cosa. Come sapere se il tuo bambino sta mangiando i nuovi cibi?

Esiste un modo infallibile per scoprirlo… la cacca!

Le feci, infatti, cambiano odore e consistenza, diventando molto più simili a quelle degli adulti.

Con questo breve articolo spero di aver fugato molti dubbi, di averti rassicurato e di aver fornito qualche spunto utile. Se, tuttavia, volessi approfondire ulteriormente l’argomento, puoi iscriverti al nuovo webinar in partenza, dedicato all’introduzione dei cibi complementari. Per informazioni scrivimi o visita le Pagine Facebook e Instagram del Centro La Trottola di Bergamo.

Buon appetito!

Dott.ssa Claudia Frigeni

Ostetrica, Consulente Professionale in allattamento (IBCLC)

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