BAMBINI BILINGUE: UNA RELTÀ DIFFUSA E POCO CONOSCIUTA

Bambini bilingue

Chiacchierando con le mamme di bambini in differenti spazi-gioco, una delle domande più frequenti che mi è stata posta è quella relativa allo sviluppo linguistico dei bambini bilingue e a come affrontare l’apprendimento di due lingue differenti.

Di fatto le famiglie con genitori di nazionalità e lingue madri differenti sono diventate al giorno d’oggi realtà comuni a molti e, di conseguenza, i bambini bilingue sono sempre più numerosi.

Spesso il bilinguismo viene vissuto dai genitori come una difficoltà aggiunta per i loro bambini: certo apprendere simultaneamente due lingue di certo non è facile come apprenderne una sola e questo sovraccarico di informazioni potrebbe generare un ritardo nello sviluppo linguistico.

È bene però ricordare che una lingua è sempre un patrimonio culturale preziosissimo che va salvaguardato: i bambini che hanno la possibilità di apprenderla sin da piccoli, semplicemente sentendo parlare i loro genitori, hanno a disposizione una grandissima risorsa non concessa a tutti.

Che cosa vuol dire però essere bilingue e che cos’è in realtà il bilinguismo? Il bilinguismo è uguale per tutti? Qual è il limite temporale per poter diventare bilingue a tutti gli effetti?

Nelle prossime righe cercherò di rispondere a dubbi e domande che mi sono stati posti da genitori di bambini bilingue.

BAMBINI BILINGUE: CHE COS’È IL BILINGUISMO?

È molto difficile dare una definizione universalmente condivisa di bilinguismo.

Trattandosi di un complesso fenomeno neuropsicologico e socio-culturale che coinvolge dimensioni individuali e sociali, la condizione di bilinguismo costituisce una fonte di interesse per studiosi, teorici e scienziati ma anche per chi ne ha a che fare e prova a comprenderne tutte le sue sfaccettature.

Le teorie sul bilinguismo sono numerose, come gli studi che le sostengono, soprattutto in merito alla localizzazione cerebrale delle lingue, ai modelli del cervello bilingue e agli effetti che il bilinguismo può avere sulle abilità cognitive generali.

Il bilingue non è identificabile in “colui che parla due lingue” e non è semplicemente “l’unione di due monolingue”.

Dobbiamo tenere presente che dietro al bilinguismo c’è sempre una multiculturalità e la lingua è soltanto la punta dell’iceberg.

BAMBINI BILINGUE: SONO TUTTI UGUALI?

Non esiste una sola tipologia di bilinguismo e non tutti i bambini bilingue sono uguali, nel senso che non tutti presentano le stesse competenze nelle lingue. A tal proposito per mettere ordine e fare chiarezza sulle differenze tra i bilingue e sui criteri che entrano in gioco nella determinazione del bilinguismo, è stata stilata una classificazione basata sui criteri di:

  • Età di acquisizione della seconda lingua rispetto alla prima
    • Precoce e simultaneo se l’esposizione è fin dalla nascita a entrambe le lingue
    • Precoce e consecutivo se l’esposizione alla seconda lingua (L2) avviene dopo i 3 anni
    • Tardivo se esposizione a L2 dopo i 6 anni
  • Relazione tra sviluppo cognitivo e linguistico
    • Compatto: se vi è la presenza di due codici immagazzinati in un’unica unità di significato e le due lingue sono acquisite contemporaneamente in famiglia.
    • Coordinato: soggetto in possesso di due strutture linguistiche apprese in modo indipendente l’una dall’altra, che possono essere controllate in modo distinto. L2 è appresa in modo perfetto ma fuori dalla famiglia.
    • Subordinato: L2 è usato come intermediaria a L1. In pratica la prima lingua perde pian piano di importanza e L2 diventa più importante in quanto quella dell’ambiente sociale.
  • Grado di fluenza e competenza raggiunto nelle lingue
    • Bilanciato: un individuo conosce le due lingue allo stesso livello
    • Dominante: una delle due lingue è più sviluppata

BAMBINI BILINGUE: LIMITI TEMPORALI

Anche se è difficile indicare un limite temporale sicuro entro il quale si compie il cosiddetto «periodo critico» per l’acquisizione completa delle lingue, numerosi studi mostrano che l’età di otto anni sembra essere cruciale in questo senso.

A quest’età un bambino ha generalmente già terminato lo sviluppo fonologico e morfosintattico della sua prima lingua. Si considera  che un’acquisizione completa della seconda lingua sia meglio realizzabile quando non ha ancora avuto termine lo sviluppo della prima.

Entro gli otto anni i bambini possono apprendere numerose procedure relative alle diverse lingue, probabilmente a causa della plasticità di certe strutture del cervello che sottendono la rappresentazione cerebrale di alcune componenti fondamentali del linguaggio.

Superata quest’età, invece, essi tenderanno ad applicare le regole morfologiche e le strutture sintattiche della prima lingua alla seconda, facendo risultare l’acquisizione di quest’ultima cognitivamente più dispendiosa oltre che difficilmente associata ad una piena competenza.

In linea generale possiamo perciò sostenere che le persone esposte ad una seconda lingua dopo la pubertà, presentano importanti limitazioni grammaticali e fonologiche rispetto alle persone esposte alla seconda lingua entro i sette-otto anni, quando ha probabilmente termine il periodo critico per l’apprendimento di questi aspetti delle lingue.

La clinica suggerisce che un bambino per poter acquisire una L2 deve essere esposto alla lingua per un periodo di tempo sufficiente (almeno 2-3 anni). I tempi di apprendimento linguistico sono sempre estremamente variabili e soggettivi.

Il bilinguismo è al giorni d’oggi una realtà comune a molti, una potenzialità e opportunità enorme che spesso i genitori, perché spaventati o poco informati, non sono in grado di cogliere e valorizzare al meglio.

La Dott.ssa Nicole Baresi, logopedista presso il nostro Centro si occupa anche della presa in carico di genitori e bambini bilingue. Per dubbi, informazioni o fissare un colloquio con la Dott.ssa Baresi potete contattare il numero 331 221 2505 oppure inviare una mail a centrolatrottola@gmail.com.

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