“E se non fossi abbastanza bravo?” – Il disturbo d’ansia sui banchi di scuola.

disturbo d'ansia

Settembre: il sole inizia a tramontare presto e il vento freddo delle ore serali costringe a indossare una giacca. Il ricordo dei giorni trascorsi in riva al mare si affievolisce lasciando spazio ad un altro pensiero: l’inizio della scuola.

L’attesa per la ripresa delle attività scolastiche si accompagna spesso a diversi stati emotivi, in alcuni casi può suscitare rabbia o tristezza per la perdita delle ore di gioco e spensieratezza, in altri gioia nel rivedere amici e insegnanti salutati nei mesi precedenti, ma in altri ancora può suscitare intensi stati d’angoscia con preoccupazioni eccessive riguardanti la corretta esecuzione dei compiti, l’arrivo del materiale in tempo o il giusto orario di avvio delle lezioni.

In questi ultimi casi il vissuto del bambino è costellato dalla continua incertezza di aver svolto i suoi doveri in modo corretto e dal terrore di ricevere una punizione o un giudizio negativo dagli adulti di riferimento e dai compagni di classe. Spesso, a un tale stato d’angoscia, il bambino reagisce mettendo in atto azioni compensatorie come ricontrollare più e più volte il lavoro svolto, verificare la presenza dei materiali richiesti, avvisi e comunicazioni da parte della scuola, oppure contattando i compagni per confrontarsi e cercare conferma di ciò che è stato richiesto. I tentativi di placare l’ansia possono coinvolgere l’intero nucleo familiare alterando significativamente il funzionamento quotidiano di tutti i membri.

Quando ciò si verifica è possibile iniziare a parlare di Disturbo d’Ansia Generalizzato, che in ambito scolastico può assumere la forma di disturbo d’ansia scolastica o da prestazione.

Il disturbo d’ansia scolastica: di cosa si tratta e quando insorge

Il disturbo d’ansia può insorgere in qualsiasi momento della vita scolastica del bambino: in concomitanza ad un aumento delle difficoltà, un cambiamento dell’assetto familiare o dell’ambiente scolastico, oppure in conseguenza ad un evento spiacevole, come una sgridata o una punizione, non adeguatamente elaborato sul piano emotivo e cognitivo.

L’ ansia scolastica nasce dall’estremizzazione del normale desiderio di essere amati e ammirati e dalla paura di essere rifiutati e ridicolizzati.

Per il bambino ansioso anche un minimo fallimento può portare a conseguenze catastrofiche sul piano relazionale come l’allontanamento da parte dei compagni e la perdita dell’interesse di genitori e insegnanti. Essa racchiude la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo e il timore di non essere capaci di superare la prova che si deve affrontare.

L’aspetto centrale di questo disturbo è la presenza di uno stato d’ansia fluttuante e pervasiva che può nascere in risposta a un evento esterno o a pensieri intrusivi, ma che non si associa a specifiche situazioni ambientali (Strepparava, Iacchia, 2012). Per esempio il bambino può avere il timore di non aver preparato bene la cartella, quando in realtà non gli è mai accaduto di dimenticare del materiale.

Il contenuto dei pensieri è legato al timore di non aver fatto le cose bene o che qualcosa andrà storto e il bisogno fondamentale è ricevere rassicurazioni sul fatto che le cose sono state eseguite o verranno eseguite bene, e tutto andrà nel migliore dei modi (Lambruschi, Fabbri, 2004a). Il contenuto dei pensieri ha inizio sempre con “E se…”

I bambini che ne soffrono appaiono spesso tesi, preoccupati per il loro comportamento o per ciò che avviene intorno e chiedono costanti rassicurazioni alle persone vicine. Essi hanno come la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere, come una disgrazia o una malattia, che possa colpire loro o le persone più care (quasi sempre i genitori).

L’incremento dello stato d’ansia altera, sia nei bambini che negli adulti, la capacità di percepire e descrivere in modo lucido ciò che realmente pensano o provano, incrementando ulteriormente lo stato d’ansia e la sensazione di perdita di controllo che portano allo sviluppo del circolo vizioso dell’ansia.

Il disturbo può accompagnarsi a importanti manifestazioni somatiche come mal di testa, tremori, pianti, mente offuscata, mal di stomaco, tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi, crisi di panico e nei casi più gravi vomito, febbre e rifiuto persistente di andare a scuola.


Il trattamento dell’ansia: psicoterapia e suggerimenti per i genitori

Molto spesso genitori e insegnanti tendono a sottovalutare il disturbo d’ansia considerando i comportamenti del bambino come il frutto di capricci o mancanza di voglia; ma è bene evidenziare che i sintomi ansiosi, se trascurati, tendono ad aumentare e a cronicizzarsi.

Per questo motivo è importante attivarsi con un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, il cui obiettivo è di incrementare la consapevolezza dei reali timori che si nascondono dietro i pensieri intrusivi e la capacità di gestire efficacemente gli stati emotivi ansiosi.

Il buon esito di una psicoterapia non può però prescindere dall’aiuto del contesto familiare che dovrà cercare di evitare il crearsi di un clima ansioso in famiglia o di aspettative eccessive nei confronti delle prestazioni scolastiche.

I genitori, quali massimi esperti nella conoscenza del proprio figlio, possono alleviare i suoi stati ansiosi seguendo alcuni piccoli suggerimenti:

  • distraete i vostri piccoli dall’ansia coinvolgendoli in qualche attività divertente;
  • evitate di sottolineare errori o difetti nei vostri figli, ricordate: nessuno è perfetto!
  • evitate commenti sarcastici o previsioni catastrofiche, il coraggio e l’ottimismo sono contagiosi come la paura e l’ansia;
  • affidate ai bambini qualche piccolo lavoretto domestico: una delle migliori risposte all’ansia è un sentimento di competenza, un senso di autostima per ciò che si sa fare;
  • evitate di lasciarli davanti agli schermi quando ci sono scene impressionanti o notizie tragiche;
  • ricordatevi inoltre che una storiella raccontata da voi prima di andare a dormire li tranquillizza e li prepara al sonno meglio di qualsiasi video.

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