MIO FIGLIO NON VUOLE PIU’ ANDARE A SCUOLA, DI CHE COSA SI TRATTA?

bambino scuola

Eccoci già ad Ottobre! Settembre è finito e per tutti i bambini è stato il momento di riprendere la scuola e le attività sospese con l’inizio dell’estate.

Come è stato vissuto il rientro scolastico? Sicuramente positivo per chi vive questo momento come un’occasione per rivedere i compagni e le maestre, un po’ meno per chi soffre il peso dei compiti e della sveglia presto, ma per qualcuno la ripresa scolastica può essere stato un momento di forte disagio.

Capita spesso di vedere casi di bambini che, in modo quasi improvviso, iniziano a manifestare forte angoscia, rabbia e tristezza nel momento in cui varcano la soglia del portone della scuola o della classe.

In alcune situazioni l’oppositività inizia a manifestarsi fin dalla sveglia, ma nella maggior parte dei casi l’agitazione e l’angoscia nel non voler rimanere in classe si evidenziano nei pressi degli ambienti scolastici.

Lo stato d’ansia manifestato dal bambino è tale per cui il genitore, allarmato, si vede costretto ad adottare alcuni comportamenti per tamponare le crisi e tranquillizzare il figlio.

Le strategie più frequenti sono: restare in classe per i primi 10 minuti, dare al bambino la possibilità di chiamarlo quando vuole, chiedere all’insegnante di posizionarlo vicino alla finestra così che gli sia possibile controllare l’arrivo del genitore.

Purtroppo, assecondare le richieste di vicinanza di vostro figlio, tampona momentaneamente una difficoltà che, se non capita e trattata con gli strumenti giusti, può portare al protrarsi del problema.

Di che cosa si tratta? Il disturbo d’ansia da separazione

Quando la separazione dalla figura materna o da un altro adulto significativo per il bambino, diventa un momento di forte ansia e angoscia, è probabile che si stia sviluppando un Disturbo d’Ansia da Separazione.  

La manifestazione fondamentale di questo disturbo è un’ansia eccessiva riguardante la separazione da coloro a cui il bambino è attaccato, eccessiva rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base al livello di sviluppo.

La sofferenza che manifestano è molto intensa, sia prima che durante il momento in cui l’adulto o il bambino si allontana, sia nelle ore successive alla separazione. Nei periodi di lontananza il bambino ha bisogno di sapere spesso dove sia la persona di riferimento e di stare in contatto con lei il più possibile, per esempio con frequenti telefonate.

Nei momenti di separazione possono inoltre comparire sintomi somatici come mal di stomaco, vomito, cefalea; tali sintomi possono comparire anche solo in previsione di un momento di separazione.

A volte capita che dicano delle piccole bugie per poter tornare a casa o sembrino distratti nella attività scolastiche o di gioco.

Perché sta soffrendo? La paura dell’abbandono

In alcuni casi capita che il bambino sia in grado di rendere esplicite le sue paure sostenendo il timore di restare soli, essere abbandonati o che possa accadere qualcosa di brutto ai propri familiari: un incidente, la morte o l’impossibilità di tornare a casa o andare a scuola a prenderli.

A volte queste paure prendono forma negli incubi notturni che si trasformano in: distruzione della famiglia, un incendio, un omicidio o altre catastrofi.

Il disturbo d’ansia da separazione inizia ad essere evidente quando l’angoscia del bambino gli impedisce il normale funzionamento scolastico e lavorativo, per tale motivo le famiglie arrivano in consultazione solo quando c’è il rifiuto o malessere nell’andare a scuola.

Molto spesso i genitori non si accorgono che l’angoscia del bambino per la separazione era evidente anche prima del rifiuto scolastico.

Comportamenti come: rifiuto di far visita o dormire a casa di amici, rifiuto di fare commissioni, assumere un atteggiamento “appiccicoso”, avere la necessità di compagnia quando si recano in un’altra stanza della casa o difficoltà a dormire nel proprio lettino o con la luce spenta, sono comportamenti che segnalano la presenza di uno stato emotivo ansioso.

Inoltre, la manifestazione evidente della difficoltà a scuola induce spesso genitori e insegnanti a cercare le cause del disagio nell’ambiente scolastico o nel rapporto con i compagni, senza focalizzarsi sul fatto che la reale fonte di angoscia è il distacco dalla figura di riferimento.

Quali sono le cause scatenanti del disturbo d’ansia da separazione?

Le motivazioni psicologiche che portano allo sviluppo del disturbo sono da individuare all’interno della relazione che il bambino instaura con la figura significativa. In alcuni casi è probabile che la figura del genitore non venga più vissuta come una presenza certa e costante, e il pensiero di perderlo o di essere abbandonati inizia a diventare ricorrente nella testa del bambino.

Solitamente le cause scatenanti del disturbo sono i cambiamenti: un cambio di lavoro del genitore, un trasferimento, un ricovero o l’arrivo di un fratellino.

Non ci sono cause biologiche ma spesso i genitori, per lo più la mamma, soffre a sua volta di disturbi d’ansia. Il comportamento di quest’ultima, inoltre, è iperprotettivo e maschera a sua volta delle difficoltà a tollerare la solitudine e il distacco.

Come affrontare il problema per far star bene mio figlio?

La prima cosa da fare è rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto nel trattamento dei disturbi d’ansia in età evolutiva. Con il suo aiuto sarà possibile strutturare un intervento a livello scolastico, familiare e individuale con il bambino.

L’obiettivo del trattamento con i genitori è di aiutarli a comprendere le cause del problema, le emozioni che il bambino sta comunicando attraverso i suoi comportamenti e quali strategie adottare per aiutarlo a gestire la paura.

Con il bambino, l’intervento terapeutico si focalizza nell’aiuto a identificare le emozioni di ansia e preoccupazione, a normalizzare l’esperienza e le reazioni di rabbia e ad aiutarlo ad elaborare dei pensieri che lo aiutino a fronteggiare le situazioni vissute come paurose.

Il buon esito del trattamento è condizionato anche dalla collaborazione con le insegnanti, che insieme alla famiglia e al bambino dovranno elaborare una scala gerarchica delle paure. Le situazioni, ordinate in base alla difficoltà crescente, dovranno essere gradualmente affrontate e rinforzate tramite l’elargizione di premi concordati con la famiglia.

L’intervento nei casi di disturbo d’ansia da separazione richiede l’aiuto di un professionista psicoterapeuta dell’età evolutiva. Se leggendo questo articolo ti sembra di aver trovato alcune risposte alle difficoltà che tuo figlio sta vivendo, contattaci senza impegno al 349.4414194 oppure scrivi una mail, la nostra psicoterapeuta ti riceverà per un primo consulto gratuito.

 

 

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *