MI SENTO COME UNA BOMBA! LA RABBIA DEL BAMBINO

La rabbia del bambino

La rabbia del bambino: cosa significa e come aiutarlo a gestirla meglio.

La rabbia è un’emozione che indica una massiccia disorganizzazione del sé. Durante uno scoppio d’ira, il livello di tensione nel corpo e nella mente del bambino è talmente alto da suscitare in lui un incontrollato bisogno di scaricarlo, verbalmente o fisicamente. Alcuni bambini esplodono regolarmente, scaricando la terribile tensione che sentono attraverso morsi, calci, picchiando e imprecando o perdendo il controllo, come se volessero eliminare sia la tensione sia la persona che reputano esserne la causa.

La rabbia incontrollata del bambino in un mondo di adulti.

Forti reazioni di rabbia nei bambini suscitano spesso nel genitore paura, senso di impotenza, preoccupazione per il futuro e ulteriore aggressività.

Tali sentimenti possono aggravarsi nei casi in cui il bambino ha una reazione di rabbia incontrollata in un luogo pubblico, in queste situazioni il timore di essere giudicato incapace nello svolgimento del proprio ruolo genitoriale spinge l’adulto a mettere in atto strategie riparatorie inadeguate o che possono rinforzare il comportamento del bambino, per esempio punirlo con eccessiva aggressività o assecondarlo nelle sue richieste.

Molti adulti non sanno che lo stato di sovrastimolazione in cui si trova il bambino in quel momento, compromette la capacità di pensiero e quindi la possibilità di agire in modo ragionevole per controllarsi. Ciò si verifica perché durante gli scoppi d’ira, la parte attiva del cervello è quella inferiore, ovvero la sub-corteccia cerebrale e non il cervello superiore, che invece gli permetterebbe di pensare le emozioni senza limitarsi a scaricarle.

Oltre all’incapacità nel gestire la rabbia, tale funzionamento cerebrale rende il bambino più sensibile alle gratificazioni e pertanto la tolleranza alla frustrazione è molto ridotta. Questo assetto neurobiologico fa sì che l’emozione negativa derivante da uno stimolo doloroso come il rifiuto di acquistare un giocattolo o la negazione di un’attività piacevole, non trovi possibilità di calmarsi attraverso il pensiero del cervello superiore, venendo così scaricata direttamente sul piano corporeo.

Chi punisce un bambino che ha subito un arresto dello sviluppo non si rende conto che questo bambino è prigioniero della sua rabbia perché non ha ancora sviluppato un sistema di moderazione dello stress nel suo cervello superiore.

Perché alcuni bambini non sviluppano l’assetto neurobiologico necessario?

I fattori di rischio per lo sviluppo di questa fragilità sono molteplici e di varia natura; gli studi confermano la presenza di una predisposizione di origine genetica che combinata a fattori familiari, ambientali e relazionali possono favorire lo sviluppo di difficoltà nella gestione della rabbia. Nei casi più gravi tali combinazioni possono sfociare in Disturbo Oppositivo Provocatorio o Disturbo della Condotta.

Tra i fattori familiari, assume un ruolo importante lo stato psicologico della mamma al momento della nascita del figlio e lo stile relazionale che si instaura tra di loro. Nello specifico, madri in stato depressivo tendono a vivere con maggiore stress le richieste di accudimento del figlio e a interpretare i comportamenti negativi come intenzionali e ostili nei loro confronti anche nelle situazioni in cui non lo sono. Per esempio la tipica “fase dei NO” è un momento molto delicato per queste mamme che faticano a riconoscere il bisogno del bambino e reagiscono con pratiche educative più dure. In alcune situazioni tendono a evitare ciò che provoca stress togliendo così al bambino la possibilità di imparare a modulare le emozioni. Successivamente il genitore sarà obbligato ad imporre limiti più forti a cui il bambino, incapace di tollerare e gestire frustrazione e rabbia, reagirà con maggiore aggressività generando così un vero e proprio ciclo coercitivo della rabbia.

Come disinnescare un bambino che si sente una bomba?

L’impulsività e la rabbia del bambino generano a loro volta impulsività e rabbia nell’adulto che tenta di gestire la situazione usando parole come “smettila!”, “calmati!” o agendo mettendolo in punizione. Il bambino prigioniero della sua rabbia non è capace di calmarsi o di frenare i suoi impulsi, perché non possiede la chimica e le vie nervose nel cervello necessarie.

Nei momenti di rabbia esplosiva l’adulto può svolgere il ruolo di “regolatore” degli stati emotivi attuando quattro fondamentali passaggi:

1. Sintonizzarsi con l’intensità dell’emozione.

Il bambino ha bisogno di sentire l’adulto connesso emotivamente con lui, per questo è utile assumere un’espressione del viso o una tonalità di voce che sia in sintonia con il suo stato emotivo. Se il bambino è arrabbiato, è meglio rispondere con un tono di voce energico come: “Sei davvero molto arrabbiato!”.

2. Convalidare la sua esperienza.

Poiché il bambino non ha sviluppato la capacità di regolare le emozioni attraverso le parole, è importante che l’adulto riconosca lo stato emotivo e lo verbalizzi per lui. Per esempio può essere utile dire: “Ti sei sentito attaccato quando Giorgio ti ha offeso, vero?”.

3. Contenere il bambino e le sue emozioni.

Il contenimento permette al bambino di sentirsi “sicuro nel provare le sue emozioni”. Ciò richiede la presenza di un adulto che riesca ad essere sufficientemente calmo, forte e gentile per riuscire a stare con un bambino emotivamente turbolento. Quando la situazione va oltre certi limiti, il contenimento può essere anche fisico.

4. Calmare il bambino.

Quando il picco di rabbia inizia a diminuire, l’adulto può accompagnare il ritorno alla calma assumendo un tono di voce più morbido e un tocco gentile. Se il bambino si trova in compagnia di un adulto con cui si sente emotivamente protetto e sicuro, un contatto fisico di questo tipo sarà sufficiente a riportare gli ormoni dello stress a livelli normali.

Se hai trovato questo articolo interessante e senti la necessità di una consulenza più approfondita, non esitare a contattare la dott.ssa Elisabetta Boschini, Psicoterapeuta del Centro La Trottola, scrivendo a centrolatrottola@gmail.com oppure chiamando il 3312212505

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